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al testo proposto da Alessandra Ponticelli Conti
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Tu che sei un essere umano come me fermati, non passare oltre, affrettando il passo e girando la faccia per non vedere. Guardami! Guarda le mie sorelle, i miei fratelli, guarda i nostri bambini! Non lasciarti ingannare: è vero, sono diversi dai tuoi bimbi che se ridono sembrano violini, violoncelli se piangono. I nostri no, non ridono, non piangono, sono sporchi, malati, hanno occhi tristi fissi sul nulla come quelli dei vecchi. Tu che vivi fuggendo - quasi sempre - il dolore, fermati per un attimo a guardarci. Guardaci: siamo uguali a te (quando la sofferenza) come un raggio di sole acuminato ti colpisce - inattesa - al centro del cuore. Guardaci, siamo carne e fame e sete e sogni e sangue e pelle come te, come la tua gente, come i tuoi bambini. (Impara ad ascoltare il silenzio dei violini, l'agonia dei violoncelli). Tu che sembri un essere umano come me, fermati, non passare oltre, affrettando il passo e girando la faccia condannandoci a non esistere. Roberto Malini, Il silenzio dei violini, Il Foglio letterario, 2012
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